domenica 22 gennaio 2017

Rotazione delle galassie nuovi indizi

Rotazione delle galassie, arrivano nuovi indizi al riguardo grazie ad uno studio che è stato pubblicato su Physical Review Letters.

Rotazione delle galassie, un recente studio eseguito da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University e della University of Oregon che è stato pubblicato su Physical Review Letters, ha fornito nuovi indizi sulle proprietà dinamiche delle galassie a disco.

Rotazione delle galassie nuovi indizi
Rotazione delle galassie nuovi indizi
I risultati, basati su 153 esemplari, suggeriscono che esiste una relazione universale tra la rotazione delle galassie e la materia luminosa.
Le galassie a forma di disco sembrano essere composte per la maggior parte dalla materia oscura, infatti gli astronomi ritengono, che quest’enigmatica entità, che costituisce oltre un quarto del contenuto materia-energia dell’Universo, rappresenti il parametro chiave che controlla la rotazione delle galassie.

Rotazione delle galassie nuovi indizi
Fig.1
Oggi un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University e della University of Oregon ha studiato un campione di 153 galassie a disco, che coprono un ampio intervallo di masse, dimensioni e densità, trovando una relazione molto stretta tra la dinamica osservata e quella predetta dalla materia luminosa.

I risultati di questo studio sono riportati oggi su Physical Review Letters.
Nel loro articolo, gli autori mostrano che esiste una semplice relazione universale tra l’accelerazione centripeta delle galassie e la distribuzione della materia ordinaria, cioè quella luminosa, in esse contenuta.
Questo risultato implica che la materia visibile presente nel disco determina il profilo di densità dell’alone di materia oscura circostante.

Rotazione delle galassie nuovi indizi
Fig. 2
In altre parole, le distribuzioni della materia visibile e della materia oscura presenti nelle galassie sono connesse ancora di più di quanto era stato ipotizzato fino ad ora dagli astronomi.
Per capirne di più sull’importanza di questo lavoro, Media INAF ha raggiunto Federico Lelli del Dipartimento di Astronomia presso la Case Western Reserve University, a Cleveland nell’Ohio, co-autore dello studio, al quale sono state poste alcune domande.

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