venerdì 27 gennaio 2017

Curare ferite complesse con cute bioingegnerizzata

Curare ferite complesse, quelle in cui è difficile intervenire per poterele rigenerare, presto si potrebbe agire facendo uso di cute bioingegnerizzata.

Curare ferite complesse, quelle in cui è difficile intervenire, presto si potrebbe avere la soluzione grazie all'utilizzo di una speciale cute bioingegnerizzata:

Curare ferite complesse con cute bioingegnerizzata
Curare ferite complesse con cute bioingegnerizzata
L'utilizzo della cute bioingegnerizzata nella cura delle ferite difficili, a iniziare dal piede diabetico, è una delle nuove frontiere della biotecnologia.
La bioingegneria ci offre un approccio rivoluzionario ed innovativo, che applica le funzioni di progettazione e costruzione proprie dell’ingegneria all’ambito biologico:
l’ingegneria tissutale è un settore della bioingegneria rivolto alla creazione di sostituti biologici in grado di mantenere, ripristinare o migliorare la struttura e le funzioni dei tessuti (Marazzi).
L’ingegneria tissutale rappresenta un nuovo approccio alla riparazione e ricostruzione di tessuti ed organi danneggiati da una patologia, da un trauma o in difetti congeniti.

Curare ferite complesse con cute bioingegnerizzata
Fig.1
I vantaggi dell’uso di un tessuto umano prodotto con tecniche di coltura in vitro sono: sicurezza, efficacia del prodotto e disponibilità di materiale.
Il primo organo interamente ingegnerizzato, che è passato dalla fase sperimentale alla fase di trattamento sull’uomo, è stato la pelle, ed è stato utilizzato per il trattamento delle ustioni, delle ulcere cutanee, e di ferite di diversa profondità (biblio in Marazzi).

Negli ultimi 10 anni, presso la Clinica di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva di Ancona, sono stati trattati con impianto di tessuti autologhi bioingegnerizzati di fibroblasti e cheratinociti 177 pazienti suddivisi in 12 gruppi eziologici.
Un tessuto bioingegnerizzato è costituito da cellule autologhe (cellule staminali e differenziate) le quali vengono seminate su un supporto biocompatibile.
In particolare, in chirurgia plastica, vengono utilizzati ormai da una decina di anni dei tessuti bioingegnerizzati per la riparazione di perdite di sostanza cutanea, e che sono costituiti da fibroblasti o cheratinociti autologhi seminati e poi fatti crescere su scaffolds di acido ialuronico esterificato.

Con questa tecnologia è possibile ottenere da un prelievo bioptico di circa 2 cm2 una superficie centinaia di volte maggiore in 3-4 settimane.

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