martedì 31 gennaio 2017

Riuscire a vedere dopo anni di cecità

Riuscire vedere dopo anni trascorsi nell'oscurità dell'essere ciechi: una recente ricerca eseguita da un team di studiosi italiani, si è scoperto che si può ritornare a vedere!

Riuscire a vedere dopo avere vissuto nella cecità più assoluta, si può fare, almeno cosi viene evidenziato da una recente ricerca eseguita da un gruppo di studiosi tutto italiano:

Riuscire a vedere dopo anni di cecità
Riuscire a vedere dopo anni di cecità
“Non è mai troppo tardi”, recitava il titolo di una vecchia trasmissione televisiva, un modo di dire che si addice benissimo alle straordinarie capacità del nostro cervello, che non smette mai di stupirci.
Anche quando sembra tutto perduto, ad esempio a causa di una malattia che spegne la vista, dopo anni di buio,il cervello può imparare nuovamente a vedere, riorganizzando le aree della corteccia deputate ad elaborare le informazioni sensoriali.
Lo ha scoperto un gruppo di ricerca tutto italiano, coordinato da Maria Concetta Morrone, fisiologa dell'Università di Pisa.
I risultati, pubblicati su Plos Biology, accendono una nuova speranza sull'utilità di nuove sofisticate protesi che restituiscano la vista alle persone che l'hanno perduta a causa di malattie come laretinite pigmentosa , una patologia ereditaria e degenerativa che porta alla distruzione dei sensori di luce che si trovano sulla retina senza però danneggiare i collegamenti nervosi con il cervello.
«Quando una persona perde la vista - spiega Guido Marco Cicchini, dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr - le aree del cervello dedicate ad elaborare le informazioni visive vengonoriprogrammate per altre funzioni, ad esempio per il tatto o l'udito».
Questo cambiamento faceva ipotizzare l'impossibilità di poter riattivare la vista, anche con protesi capaci di sostituire il compito degli occhi.

A smentire questa convinzione ci hanno pensato i ricercatori italiani, monitorando l'attività cerebrale di un gruppo di pazienti che avevano perduto la vista a causa della retinite pigmentosa.

retinite pigmentosa
retinite pigmentosa
Il loro cervello è stato studiato con la risonanza magnetica funzionale prima e dopo l'impianto di speciali protesi che inviano le informazioni visive al cervello attraverso un chip posto sul fondo dell'occhio.

Dopo l'intervento e grazie all'esercizio, «le aree cerebrali “abbandonate” tornano alla loro funzione visiva: la stimolazione le porta a riorganizzarsi», aggiunge Cicchini.

Questa scoperta dimostra l'incredibile plasticità del cervello anche in età adulta e indica nella nascente tecnologia delle protesi per non vedenti una possibile soluzione per aiutare a combattere la cecità.

La ricerca, che ha coinvolto anche l'azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi e l'IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa, dimostra l'importanza dello studio dei meccanismi di “riprogrammazione” che avvengono nel cervello per la progettazione difuture protesi sempre più efficienti.

Fonte: http://www.msn.com

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