mercoledì 25 gennaio 2017

Metodo diagnostico malattie renali

Metodo diagnostico per le malattie renali quello che è stato sviluppato e brevettato dall'Ospedale Piadiatrico Mayer di Firenze: grazie alle cellule staminali!

Metodo per diagnosticare le malattie renali recentemente è stato sviluppato e brevettato da un team di ricerca di bioingegneri dell'Ospedale Mayer di Firenze che grazie alle cellule staminali, sono riusciti ad ottenere otitmi risultati:

Metodo diagnostico malattie renali
Lo studio dell'Università di Firenze e dell'Ospedale Pediatrico Meyer è iniziato tre anni fa con lo scopo di individuare un modello di patologia sufficientemente preciso per migliorare la diagnosi di malattie renali su base genetica a partire dalle urine.
"Anche quando sono causate dallo stesso gene, le patologie renali sono molto eterogenee tra loro, perchè il DNA di ognuno i noi è comunque unico e le condizioni ambientali sono possono avere effetti differenti da persona a persona" - Spiega Paola Romagnani, professoressa dell'Università di Firenze.

Metodo diagnostico malattie renali
Fig.1
"Abbiamo quindi sempre più bisogno di nuovi modelli di malattia che ci facciano meglio comprendere le influenze del DNA del paziente e le sue interazioni con l'ambiente nel determinare le malattie renali".
Per mettere a punto un metodo per costruire un modello personalizzato di malattia "abbiamo purificato e amplificato i progenitori renali [un tipo di cellule staminali] dalle urine di ogni singolo bambino malato" - spiega la prima autrice dell'articolo Elena Lazzeri.

Metodo diagnostico malattie renali
Fig.2
"Poi, possiamo trattarle con sostanze che sono in grado di farle diventare la cellula renale che vogliamo studiare, ad esempio la cellula bersaglio della malattia. In questo modo otteniamo un modello unico che porta scritte su di sè tutte le alterazioni genetiche e le influenze ambientali che hanno determinato quella malattia in quel paziente e che sarà utilissimo per studiare molte malattie renali le cui cause rimangono ancora sconosciute".
Grazie a questo metodo si è riuscito ad identificare altri familiari portatori del gene difettato che non erano stati considerati prima, attuando quindi le opportune decisioni terapeutiche.

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