Come prevedere le eruzioni vulcaniche, tramite una speciale tecnologia che il vulcanologo scozzese Andrew McGonigle sta sviluppando.
Come prevedere le future eruzioni vulcaniche attraverso una tecnologia che si sta sviluppando a cura del vulcanologo scozzese, che potrebbe aituare ad evitare vittime a seguito di questi eventi naturali:Come prevedere eruzioni vulcaniche |
Sono tanti i vulcani ad oggi in piena attività, su tutti quelli che si trovano nel nostro territorio nazionale come l'Etna e Stromboli!Le eruzioni vulcaniche sono tra i fenomeni naturali più vasti e catastrofici. Ma capire quando uno dei circa 1.500 vulcani potenzialmente attivi della Terra può eruttare è un'impresa al tempo stesso ardua e costosa.
Il fisico e vulcanologo scozzese Andrew McGonigle da quasi vent'anni studia sistemi per migliorare la capacità di prevedere eruzioni.In media ogni anno si verificano 50 eruzioni, che dal 1980 a oggi hanno complessivamente causato circa 900 vittime, ferito o costretto a spostarsi migliaia di persone, e provocato gravi danni a livello economico e ambientale.
Il fisico e vulcanologo scozzese Andrew McGonigle |
Le ricerche di McGonigle si sono concentrate sul migliorare o adattare tecnologie che potesero limitare i danni causati dalle esplosioni vulcaniche.La capacità di individuare l'attività vulcanica si basa sia sulla tecnologia dei sensori sia su strumenti come il COSPEC (correlation spectroscopy) sviluppato negli anni Settanta, che monitora i livelli di anidride solforosa.
Il COSPEC pesa circa 20 chilogrammi e costa attorno ai 50.000 euro. McGonigle ha sviluppato un software e messo a punto i protocolli per l'uso di uno strumento più compatto, che pesa circa un chilo e costa un decimo di quello tradizionale.
Utilizzato finora in 25 paesi, lo spettrometro a ultravioletti rileva e rappresenta i pennacchi vulcanici misurando la luce di sfondo assorbita dai gas vulcanici.Assieme ad altre analisi, come la misurazione delle deformazioni del terreno nelle vicinanze dei vulcani, “consente una diagnosi come quella della malattia in un paziente", spiega McGonigle.
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