Rumori: un recente studio effettuato da un team di ricercatori
americani ha scoperto quale tra quelli che conosciamo è il più
fastidioso.
Rumori, secondo gli scienziati le ragioni
dell’avversione nei confronti di certi rumori andrebbero ricondotte a
una specifica porzione situata all’interno del cervello, l’amigdala.
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Rumori: trovato il più fastidioso |
L’amigdala è una parte del cervello che gestisce le
emozioni, ed è in grado di regolare i segnali provenienti dall’orecchio,
suscitando di conseguenza reazioni nel comportamento.
Reazioni
che risultano quasi sempre negative in risposta a rumori con frequenze
comprese fra 2000 e 5000 Hertz, essendo le orecchie umane molto
sensibili agli stimoli presenti in quest’intervallo.
Quanti ne
accadono giornalmente ed anche di notte, generati dall'urto di due
oggetti che vibrando danno vita a effetti sonori fastidiosi ma anche
piacevoli come quelli che uno strumento musicale genera:
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Fig.1 |
Ricercatori americani hanno sottoposto ad un campione di uomini e
donne una serie di trambusti, scoprendo il rumore più fastidioso in
assoluto.
Si tratta di un rumore in grado di bloccare ogni attività svolta penetrando nel cervello con insistenza.
Non
è un fracasso meccanico o di un motore di aereo, bensì il pianto di un
bambino. Una ricerca realizzata da due psicologi americani ha, infatti,
preso in esame il comportamento di uomini e donne in occasione di varie
tipologie di rumore.
I componenti del campione avevano
il compito di svolgere dei semplici calcoli matematici mentre a pochi
metri operava una sega circolare, due persone che chiacchieravano o
altri fenomeni chiassosi.
Ebbene è stato in occasione
del pianto di un bambino di età compresa tra i due anni e mezzo ed i
quattro ad essere avvertito con maggiore fastidio impedendo l’esecuzione
corretta dei calcoli.
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Pianto di un bambino di età tra i 2/2,5 e ed i 4 anni |
Insomma la voce di un bimbo è la più dannosa per le attività che
vengono svolte, anche se, a differenza di altre, non provoca malattie.
La
maggiore difficoltà nel fare altro, in presenza di un bambino che
piange, potrebbe non essere causale e rappresentare il frutto
dell’evoluzione:
un modo per impedire ai genitori di ignorare i propri piccoli in difficoltà.
Fonte:
http://scienzenotizie.it
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