Come prevedere l'avverarsi di terremoti e tsunami grazie alle informazioni che arrivano dai fondali marini dello stretto di Messina e nel Mar Ionio.
Prevedere e cautelarsi in anticipo all'avvento di terremoti e tsunami si può, grazie ai sensori che sono stati introsotti nei fondali marini del Mar Ionio e dello stretto di Messina:
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Come prevedere terremoti e tsunami: sensori sui fondali |
Lo scopo di questa iniziativa che prende il nome di "Progetto SeismoFaults", nato dalla collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l'Istituto di Vulcanolgia (INGV) e l'Università di Roma La Sapienza, è quello di individuare in largo anticipo prossimi eventi sismici e tsunami.
Assistiti dalla nave Minerva Uno e dal suo equipaggio, un gruppo di ricercatori, gestiti dalla Sapromar, ha provveduto ad installare dei sensori speciali sui fondali dello stretto di Messina e nel Mar Ionio, affinchè si potesse analizzare le eventuali emissioni di gas:
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Fig.1 |
Tale strumentazione è stata installata ad una profondità di quasi 2600 metri, una misura molto prosisma agli epicentri di terremoti e tsunami!
Lo scopo è quiello di risucire a registrare i movimenti che si susseguono nel suolo qualora dovessero nascere manifestazioni sismiche ed emisisoni di gas nelle profondità dei fondali Ionici fino ad un perisodo di 12 mesi.
Terminato il periodo di analisi, la strumetnazione sarà liberata della sua zavorra per riportarli in superficie affinchè possano essere recuperati ed analizzare i dati raccolti.
In tal modo si potranno intercettare e stabilire con precisione le eventuali faglie che potrebbero essere potenziali cause di sismi e tsunami e dunque agire con largo anticipo preparandosi a dovere alle cause che si avrebbero.
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Fig.2 |
Sia lo stretto di Messina che il Mar Ionio sono molto attigui l'uno all'altro, cosi come spiega l'INGV, e dunque ritenute attendibili per la frequenza di eventi sismici che si sono succeduto di recente e nel corso dei secoli:
come quelli del 1908 a Messina e Reggio Calabria, nel 1905 e 1783 nella Calabria meridionale, tuttavia le faglie da cui hanno avuto origine questi terremoti sono ancora totalmente o parzialmente sconosciute.
Fonte: ANSA
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